martedì 4 ottobre 2016

I cervidi in India

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Il cervo pomellato
I cervidi sono una famiglia di mammiferi artiodattili, cioè con numero di dita pari, spesso noti con il nome comune di cervi.
La particolarità dei cervidi è l’essere dotati dei cosiddetti palchi, strutture ossee poste sopra alla testa, che vengono rinnovate annualmente.
Nella maggior parte delle specie i palchi crescono solo sugli individui maschi, ma esistono alcune eccezioni, come la renna, nella quale sono presenti in entrambi i sessi, o il cervo d’acqua cinese che ne è sprovvisto anche nei maschi.
Delle 43 specie di cervidi rimaste al mondo, 8-9 abitano boschi e foreste indiani, e pur essendo spesso animali facilmente avvistabili all’interno dei parchi naturali, alcune specie sono particolarmente rare e vivono solo in zone molto limitate.
Le specie di cervidi in India sono: il chital o cervo pomellato (axis axis), l’hog deer o cervo porcino (axis porcinus), il barasingha o barasinga (rucervus duvaucelii), il thamin o tameng o sangai (rucervus o panolia eldii), il sambar (rusa unicolor), l’hangul o cervo del Kashmir (cervus canadensis hangul), il muntjak o cervo abbaiatore (muntiacus muntjak), il leaf muntjak o muntjak di Putao (muntiacus putaoensis) ed il muntjak nero (muntiacus crinifrons).

1) Il chital, o cervo pomellato, è la versione asiatica del daino ed è forse uno dei cervidi più diffusi del subcontinente, presente nelle aree boschive non solo dell’India ma anche a sud del Nepal e del Bhutan, nelle foreste di mangrovie nel sud-est del Bangaldesh ed in Sri Lanka, mentre in Pakistan è probabilmente estinto.
Al momento comunque i chital in India godono di ottima salute e la loro conservazione non è assolutamente in pericolo.
A causa dell’estesa distribuzione e delle dimensioni ridotte, i maschi raggiungono i 90 cm e le femmine 70, il grazioso cervo pomellato è vittima di numerosi predatori: i leoni della Foresta del Gir, le tigri, i leopardi, i lupi, i dhole (cani selvatici), nonché i coccodrilli e i pitoni.

2) Il cervo porcino ha dimensioni molto ridotte, altezza 70 cm nei maschi e 60 nelle femmine, e sebbene il loro areale sia molto ampio, dal Pakistan alla Thailandia, sono considerati una specie in pericolo.
Pare infatti che in Birmania e Thailandia sia estinto, seppur in quest’ultima si stia cercando di reintrodurlo.
Il nome deriva dall’abitudine di questa specie di nascondersi nella foresta passando sotto agli ostacoli, in maniera simile ai suini, invece di saltarli, come gli altri cervidi.

3) Il barasingha, o cervo di palude, ha dimensioni simili al cervo nobile europeo, con un’altezza attorno ai 120 cm, ed è caratterizzato da palchi che possono avere più di una decina di punte, da cui il nome, che etimologicamente significa appunto dodici, bara, punte, singha.
Il suo areale storico comprendeva tutta la pianura gangetica, dal Pakistan fino all’area occidentale del Bangladesh, gli stati nord-orientali dell’India, ed il centro del subcontinente, mentre oggi è limitato al terai occidentale, sia in India che in Nepal, nel Kanha National Park in Madhya Pradesh ed in alune località dell’Assam.
I pericoli maggiori per la conservazione del cervo di palude provengono essenzialmente dalla diminuzione del loro habitat, con la bonificazione degli acquitrini, ed in minor misura dal bracconaggio, per le grandi corna e la carne.
Per questi motivi il barasingha viene considerato una specie vulnerabile.

4) Il thamin (inglese) o tameng (italiano), ma anche sangai (manipuri), è un cervo di grandi dimensioni, altezza intorno ai 110 cm, che vive, purtroppo sparsamente, in Vietnam, Laos, Cambogia, Thailandia, Cina, Birmania e nel Manipur, un piccolo stato dell’area nord-orientale dell’India.
Come il barasingha, anche il tameng possiede grandi palchi, che possono raggiungere il metro di lunghezza, che purtroppo ne fanno una preda ambita dai bracconieri e viene considerato una specie in pericolo di estinzione.
Tra le particolarità, la popolazione di tameng del Manipur è associata al fenomeno dei phumdi, particolari isole di vegetazione galleggianti presenti nel Lago di Loktak e per vivere in queste aree ha sviluppato un piccolo adattamento ai piedi.

5) Il sambar è un grande cervo asiatico che può raggiungere e superare il metro e mezzo, con palchi dal disegno semplice ma che possono arrivare al metro di lunghezza.
L’areale del sambar è molto ampio e comprende tutto il subcontinente indiano, escluse le regioni più occidentali, lo Sri Lanka, ed il sud-est asiatico, compresa la Cina meridionale e fino alle isole di Sumatra e Borneo.
Il motivo della loro vasta distribuzione è la notevole varietà degli habitat in cui il sambar riesce a vivere, tutti comunque legati ad ambienti forestali.
Per questi motivi il sambar è considerato una specie vulnerabile, ma ancora in discreta salute.

6) L’hangul, o cervo del Kashmir, vive nelle dense foreste fluviali del Kashmir e nel nord della Chamba Valley, nello stato indiano dell’Himachal Pradesh.
Di dimensioni medio-grandi e dalla piacevole tonalità del manto marrone scuro, l’hangul possiede palchi molto elaborati, che hanno sempre attirato le indesiderabili attenzioni dei bracconieri.
Oltre alla caccia, anche la progressiva diminuzione dell’habitat ha condotto il cervo del Kashmir sull’orlo dell’estinzione, erano solo 150 nel 1970, e pare fossero poco di più, 160, nel 2008, ma ci sono progetti per allevarlo in cattività e reintrodurlo in natura.

7-8-9) I muntjak sono cervidi di piccole dimensioni e con palchi piuttosto semplici, diffusi in tutta l’Asia sud-orientale con sedici specie.
Una loro caratteristica è il richiamo di allarme che assomiglia all’abbaiare di un cane, tanto che in inglese vengono chiamati barking deer, cervi abbaiatori.
Due o tre specie vivono in India: il muntjak indiano, il muntjak di Putao ed il muntjak nero.
La difficoltà nella loro esatta identificazione dipende dal loro scarso numero, dalle caratteristiche fisiche spesso molto simili, e dal frequentare remote foreste montuose.
Il muntjak indiano è sicuramente il più diffuso, con un ampio areale che comprende quasi tutta l’India ed il sud-est asiatico, ed è quindi considerato a rischio minimo d’estinzione.
Il muntjak di Putao venne scoperto nel 1997 in Birmania e venne identificato come una nuova specie solo dopo gli esami del DNA.
Viene chiamato anche muntjak foglia, per le dimensioni talmente ridotte da poter essere completamente avvolto in una grande foglia.
A causa dell’assenza di dati e studi specifici, lo status della conservazione del muntjak di Putao non è stato ancora definito, ma grazie alle modeste dimensioni non sembra essere preda ambita dai bracconieri e l’unico fattore di rischio potrebbe essere la riduzione dell’habitat.
Il muntjak nero infine, vive principalmente nel sud della Cina e la sua presenza in India, nelle remote aree dell’Arunachal Pradesh, è dibattuta, in quanto si potrebbe trattare invece di muntjak del Gongshan, al quale quello nero somiglia molto, tanto che alcuni scienziati stanno ipotizzando che siano parte della stessa specie.

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